Trattamenti di fisioterapia a domicilio: un settore in crescita
Una paralisi facciale sconvolge la vita di chi ne viene colpito. Per far sì che la terapia abbia successo, è imperativo intervenire in modo rapido e mirato. Questo articolo esamina un campo di specializzazione della fisioterapia in via di sviluppo.
«Quando […] mi sono alzata, non riuscivo più a controllare la metà sinistra del viso» racconta una giovane donna nella propria testimonianza (fazialisparese.ch, 2019). Per l’allora ventiquattrenne fu un vero shock. Come capita a molti altri nella stessa situazione, non riusciva a capacitarsi di questo evento improvviso. Circa il 70% delle paralisi facciali periferiche è di natura idiopatica. Ogni anno sono colpite da paralisi facciale periferica idiopatica dalle sette alle 40 persone ogni 100ꞌ000 (Heckmann et al., 2022).
Tra i fattori scatenanti delle paralisi facciali periferiche non idiopatiche vi sono traumi, infezioni (batteriche o virali) o alterazioni neoplastiche (Heckmann et al., 2022).
Il nervo facciale è il settimo nervo cranico (VII). I suoi nuclei si trovano nella parte inferiore del ponte di Varolio e nel midollo allungato. Se la sua funzionalità viene compromessa, il lato del viso interessato è colpito da paralisi parziale o completa. A seconda del punto in cui il nervo è lesionato, possono verificarsi anche alterazioni della percezione gustativa.
In alcuni casi il paziente accusa una riduzione della lacrimazione e della salivazione e iperacusia (Heckmann, 2022).
La malattia si articola in tre fasi:
«In caso di paralisi facciale, è importante svolgere accertamenti medici accurati» sottolinea Angela Dumas, fisioterapista all’Ospedale universitario di Zurigo (USZ) specializzata in paralisi facciale. Bisogna escludere una paralisi centrale e quindi un ictus. «Qualunque sia la causa, per le persone colpite avere il viso paralizzato è sempre causa di un forte stress emotivo. Il viso non può essere tenuto nascosto» dice la specialista. Nello stadio acuto, l’angolo della bocca pende verso il basso, l’occhio appare più grande e non si chiude. Si fa fatica a parlare e a farsi capire. Quando si beve, i liquidi colano dal lato della bocca. Nell’emiviso colpito non è possibile muovere la muscolatura mimica. Per un effetto di compensazione, il lato opposto è più mobile, accentuando l’asimmetria del viso. La capacità di chiudere la palpebra è compromessa e per questo l’occhio è esposto a secchezza e polvere. Senza l’adozione di misure protettive, ciò può causare irritazioni e danni permanenti alla cornea.
Il trattamento tempestivo ed efficace da parte di un professionista è dunque fondamentale. «Purtroppo vanno ancora per la maggiore i consigli «fai da te», come masticare chewing gum, sforzare la muscolatura facciale o fare smorfie, che tuttavia sono controproducenti e non servono a recuperare una maggiore precisione e differenziazione mimica.
In una giornata di lavoro, Angela Dumas riceve fino a quattro pazienti con paralisi facciale periferica. La sua esperienza insegna che quanto più precoce è la terapia, tanto più sarà efficace. «Anche se, in caso di paralisi facciale idiopatica incompleta, con buona prognosi, sarebbe possibile aspettare, molte persone colpite sono ansiose di ricevere consulenza e assistenza professionale. La maggior parte di loro vuole recuperare al più presto un aspetto normale» spiega la fisioterapista. La terapia ha però dei limiti: «Non è realistico, dopo una paralisi facciale periferica grave, pensare di tornare a sorridere perfettamente o di recuperare l’aspetto di un tempo.»
Durante la terapia facciale i pazienti diventano consapevoli di quali muscoli sono ipertonici, ipotonici o accorciati e imparano come influire positivamente su questi muscoli rilassandoli volontariamente o attivandoli in maniera mirata. I terapisti li fanno esercitare in attività della vita quotidiana come parlare, mangiare e bere, e lavorano sulla comunicazione non verbale e l’igiene orale – l’obiettivo è quello di rimetterli nelle condizioni di svolgere queste attività nel modo più efficiente possibile.
Per valutare la gravità di una paralisi la letteratura raccomanda l’uso di strumenti di misurazione validati (Neville, 2023). Il «Sunnybrook Facial Grading System» è un metodo di valutazione della gravità e del decorso della paralisi riconosciuto a livello internazionale e con una buona applicabilità pratica (Ross et al., 1992). Fra gli strumenti di autovalutazione convalidati ricordiamo il «Facial Disability Index» e la «Facial Clinimetric Evaluation Scale» (Volk et al, 2015). Molto utile anche la documentazione per mezzo di foto e video.
Fortunatamente, nuovi studi dimostrano che una terapia specializzata apporta benefici in tutte le fasi della malattia (Khan et al., 2022). Per ottimizzarne il risultato è necessaria una stretta collaborazione fra terapisti, otorinolaringoiatri, neurologi, oftalmologi e specialisti in chirurgia palpebrale, odontostomatologica, maxillo-facciale e plastica. Se la paralisi facciale permane per diversi mesi o anni, possono essere d’aiuto le iniezioni di tossina botulinica. «Anche in questo caso è necessario rivolgersi a professionisti esperti di paralisi facciale periferica» aggiunge la fisioterapista. Se il nervo facciale non recupera la sua funzionalità, è possibile ricorrere, a seconda della sede di lesione, a vari tipi di interventi chirurgici per rianimare il viso. Ogni tecnica operatoria richiede poi interventi di riabilitazione molto specifici. Ad esempio, collegare un ramo del nervo masseterino al nervo facciale consente ai pazienti di sorridere compiendo il movimento di masticazione.
Sono passati circa vent’anni da quando Angela Dumas trattò il suo primo paziente con paralisi facciale periferica acuta. All’epoca il tema veniva affrontato nella formazione di base solo in maniera superficiale. Inoltre vi era una carenza di letteratura scientifica. Per questo Angela Dumas cercava di confrontarsi con i colleghi dell’USZ e di altri istituti. Oggi la situazione è cambiata. Negli ultimi anni il numero di pazienti che si presentano con una paralisi facciale è nettamente aumentato, passando da 30 nel 2015 a più di 100 nel 2023. Oggi, ben dieci terapisti dell’USZ possiedono la formazione specialistica e le competenze necessarie a trattare questa condizione.
«La crescita del campo di specializzazione ‹Terapia della paralisi facciale periferica› all’interno e all’esterno dell’USZ è molto motivante e arricchente» dichiara Angela Dumas. Nel 2016 ha fondato con un gruppo di colleghi fisioterapisti, ergoterapisti e logopedisti il primo circolo di qualità sulla terapia facciale. Da questa collaborazione è nato il sito web «fazialisparese.ch» che mette a disposizione delle persone colpite e del personale trattante informazioni utili e scientificamente fondate. Due anni fa il circolo di qualità ha organizzato un incontro denominato «Fazialis-Café» per mettere in contatto fra loro le persone colpite da questa problematica.
Con il sostegno del consultorio «Selbsthilfe Zürich» è poi nato il primo gruppo di auto-aiuto per persone con paralisi facciale: «Una paralisi al viso comporta sempre una perdita di controllo sul proprio corpo. Vedere i nostri pazienti recuperare gradualmente tale controllo, ritrovare l’autostima e tornare alle loro abitudini quotidiane mi gratifica molto. È già un ottimo risultato» racconta sorridendo la fisioterapista.
Im November 2023 veröffentlichte die Fachzeitschrift «Facial Plastic Surgery & Aesthetic Nel novembre 2023 la rivista scientifica «Facial Plastic Surgery & Aesthetic Medicine» ha pubblicato il primo documento di consenso internazionale relativo al quesito: «Cosa dovrebbe prevedere una terapia conservativa per la paralisi facciale periferica unilaterale negli adulti?» (Neville et al., 2023). Il team internazionale di esperti, composto da fisioterapisti, ergoterapisti e logopedisti, concordava sui seguenti interventi:
Gli esperti concordavano anche che i piani terapeutici formulati per il corpo non sono facilmente applicabili al viso poiché, diversamente dalla muscolatura scheletrica, quella facciale, direttamente collegata alla pelle, non è provvista di fusi muscolari. Inoltre, i muscoli facciali sono molto sottili, talvolta uniti l’uno all’altro e in alcuni casi si inseriscono nei tessuti molli.
fazialisparese.ch (2019). «Ohne Unterstützung hätte ich mich kaum mehr vor die Haustüre getraut…». https://www.fazialisparese.ch/infos-f%C3%BCr-betroffene/berichte-von-betroffenen/bell/
Heckmann, J. (2022). Therapie der idiopathischen Fazialisparese («Bell’s palsy»): Leitlinie der Deutschen Gesellschaft für Neurologie [Treatment of idiopathic facial palsy (Bellʼs palsy): Guideline of the German Neurological Society]. DGNeurologie, 5(6), 449–65.
Khan, A., Szczepura, A., Palmer, S., Bark, C., Neville, C., Thomson, D., Martin, H., Nduka, C. (2022). Physical therapy for facial nerve paralysis (Bell’s palsy): An updated and extended systematic review of the evidence for facial exercise therapy. Clin Rehabil, 36(11), 1424-1449.
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